Progetto I.D.R.A.

Era Maggio, una di quelle giornate in cui a tutti viene in mente il profumo della strada e dei fiori tagliati freschi mentre l’acqua del tempo scorre sotterranea, invisibile eppure chiarissima. La terra carsica è così, nasconde segreti ma restituisce felicità ed energie a chi sa guardare, vedere, sentire. Quella della percezione è una proprietà che i popoli che costruirono i Sassi proteggevano più di ogni altra cosa. Il fuoco dei nostri contadini guerrieri è un omaggio alla passione di vivere, quel vivere d’arte che ha partorito l’arte di vivere.

La preistoria, a cui hanno negato una storia leggibile e una dignità più che meritata, ha prodotto donne e uomini capaci di sentire la pratica del disegno prima, e della pittura poi come prolungamenti della comprensione-prendere con se’-che ha generato i Sassi, figli di un’armonia abitabile di cui parliamo e parlano nel mondo. L’acqua del tempo e il tempo dell’acqua si succedono e si rincorrono ogni notte e ogni giorno fino a quando la pratica della pittura, che tutto può e tutto vede, immagina torrenti accompagnati in piccole cisterne rotondeggianti e accoglienti come grembi. Un reticolo di madri che incanalano l’acqua senza mai costringerla, per poi farne disegno architettonico cui accedere per spegnerela sete. La rete idrica dei Sassi di Matera è il motivo per cui la città è Capitale dell’Unesco e il sistema di cisterne collegato ai torrenti naturali è l’arcipelago di possibilità che grandi risolutori come gli antichi materani hanno saputo immaginare.

Quel giorno di Maggio del 2013 Alfredo Pirri, Fernando Ponte e io, nel vecchio Vicinato di Corte San Pietro, abbiamo provato a seguire l’esempio degli avi e ci siamo fatti venire in mente che avremmo potuto formalizzare tutti questi concetti astratti in opere concrete, reali, sperimentali e sperimentabili con cui costruire una nuova possibilità: che queste valenze, queste visioni di sezione aurea connaturata a nervi ed arterie degli uomini, potessero ancora tradurre sistemi nervosi e sanguigni e diventare architetture ospitanti nel presente della città e del mondo. Il sistema nervoso periferico è simile ai sistemi idrici della natura, quello che c’è sopra c’è sotto, dicevano gli Egizi. I secoli di positivismo e presunta luce della ragione hanno riportato nel buio profondo le nostre capacità disentire, per cui c’è rimasta solo l’arte come nutrimento per sensi. Di più. L’unica possibilità di riportare da sotto a sopra le verità vitali nascoste dal buio della ragione è l’arte. Per questo motivo

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Pirri ha scelto di ricollegare l’interno della cisterna all’esterno della corte e così ricollegare metaforicamente l’interno della corte all’intera città. Lo stesso artista parla di attesa come elemento identitario del Meridione: L’attendere è un sentire comune e diffuso nei popoli meridionali.

Non è una condotta passiva, denota invece fiducia in qualcosa che l’immaginazione sposta di continuo nel tempo e nello spazio futuro come una navicella spaziale perduta nel cielo che vaga prima di ritrovare l’orbita giusta che la riporterà a casa. Noi, a Matera, abbiamo atteso cinque anni che quanto si era immaginato diventasse reale, un tempo lungo ma non buttato via, un tempo utile a scoprirsi vicendevolmente e comprendersi inventando forme e immagini coerenti con lo spazio della città. Un tempo utile a dare vita a dei rumori sotterranei che paiono animarla come il borbottio di un organo interno che ha fame o è pronto a espellere il sovrappiù. Per me, a Matera tutto accade sotto la sua superficie stradale. Due traffici scorrono paralleli e indifferenti uno all’altro: quello di superficiecon le luci e le strade lastricate e quello di sotto, vibrante di gorgoglii e schegge rotte. Fra i due ho posto un filtro che scoppia come il tappo di un barattolo che per troppo tempo ha custodito un mistero che ora sbolle proiettandone il sigillo che lo teneva chiuso verso l’infinito.

Dentro l’opera, al suo fianco, di fronte a essa, noi rimaniamo in attesa che questo sigillo sia restituito per sempre allo spazio aperto e ignoto.

Idra, l’opera di Alfredo dove poesia, arte e architettura si ricongiungono ritrovandola loro matrice unica, riporta alla luce un rapporto tra la cisterna e il Vicinato, il sotto e il sopra, le grotte e la strada, il chiuso e l’aperto diremmo in senso metaforico, e aggiunge passi perduti nei Sassi ritrovati, e nuvole di luce che abitano i luoghi funzionali per riportarli fuori dalla finzione del mero spettacolo, della meravigliadella forma senza funzione per l’anima, ridando loro il compito di informare sulle possibilità di costruire luoghi per anime salve, di fertilizzare l’immaginazione, l’aggregazione attorno al fuoco dell’intelligenza, l’emersione linfatica, la memoria utile e autentica, quella preziosa per il futuro, sognata e segnata da millenni di prosperità e armonia.

Francesco Cascino, Curatore di Matera Alberga, arte accogliente

 

Matera, 20 Dicembre 2018

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